Recensione di Samuele Mataloni - classe 5T

Quante volte vi è capitato di bere una Coca-Cola? Oppure di pranzare con un bel risotto allo zafferano? O ancora di ritrovarvi a dover riscaldare il vostro pasto nel forno a microonde? Se avete mai fatto anche solo una di queste cose, allora sappiate di aver usufruito di invenzioni nate grazie alla serendipità dei loro ideatori.

Ma che cosa indica il termine serendipità, quando e da chi fu coniato? Per definizione, la serendipità si traduce nella capacità di un individuo di interpretare correttamente un fenomeno occorso casualmente durante una ricerca scientifica orientata verso altri campi di indagine; o in altre parole, si riferisce alla capacità di una persona, di effettuare, tramite la corretta interpretazione di indizi colti in maniera casuale, una vera e propria scoperta scientifica. Proprio di questo tratta il libro “Serendipità, l’inatteso nella scienza”. Scritto dal filosofo e biologo italiano Telmo Pievani e pubblicato nel 2021 dalla casa editrice milanese Raffaello Cortina Editore; questo saggio esplora la storia del fenomeno della serendipità, ripercorrendo, anche tramite l’utilizzo di aneddoti ed esempi, alcune tra le più importanti scoperte ed invenzioni frutto di inattesi sviluppi della ricerca scientifica. Nell’esordio del libro l’autore si sofferma sull’analisi dell’etimologia e sulla definizione stessa della parola serendipità, che affonda le radici del suo nome nella novellistica medievale orientale e più precisamente nel mito dei tre prìncipi di Serendippo. Nel racconto, il re di Serendib (nome persiano antico dello Sri Lanka) esilia i suoi tre figli dal regno, affinché essi possano scoprire il mondo e acquisire una conoscenza ed una maturità tale da poter permettere loro di essere in grado di regnare in futuro. I principi reagiscono positivamente allo sprono del padre, partendo alla scoperta del mondo mossi da un forte senso di interesse e finendo per imbattersi in una serie di indizi, colti in maniera totalmente casuale, che porteranno i tre fratelli a risolvere un mistero unicamente grazie alle loro capacità deduttive ed alla loro curiosità. Dalla scoperta dell’America da parte del genovese Cristoforo Colombo, agli studi sulla penicillina condotti dal medico scozzese Alexander Fleming, Pievani esplora nel suo saggio i diversi tipi di serendipità tramite un’attenta variazione degli esempi forniti al lettore, passando dal parlare di scoperte relegate al campo scientifico, a trattare esempi estrapolati dall’ambito sociologico, storico ed anche etimologico. Il libro è ben articolato e dagli approfondimenti trattati nello scritto si evincono le ricerche e gli studi svolti dall’autore. Tra i punti di forza del libro ritroviamo sicuramente l’accuratezza del saggio sugli argomenti trattati dal punto di vista storico, scientifico e letterario. Personalmente, ho trovato il libro molto profondo e significativo. Questo elaborato sottolinea impeccabilmente l’importanza e l’impatto positivo della curiosità, che ci permette, anche se inserita nel contesto sbagliato, di ragionare, indagare e di trarre conclusioni che possono ampliare o modificare del tutto le nostre conoscenze. In conclusione, ho trovato particolarmente interessante il saggio di Pievani, che mi ha aiutato a comprendere come noi stessi altro non siamo che il frutto di un processo evolutivo che non avrebbe mai portato a tali risultati se non associato all’innato senso di curiosità che da sempre caratterizza e contraddistingue la specie umana.

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